Potrebbe sembrare una notizia falsa eppure noi di amici gattari non siamo mai stati così sinceri i Gatti Spia sono esistiti realmente.
IL MIO NOME è BOND, CAT BOND! Quante volte vi è capitato di vedere un gatto immobile, con lo sguardo fisso nel vuoto e vi siete domandati che cosa stesse facendo? E se dietro a questo comportamento bizzarro ci fosse altro? E se in realtà stesse osservando e ascoltando attentamente le vostre conversazioni o quelle di un vicino.
Non è la trama di un nuovo episodio di Garfield, ma qualcosa di molto più reale:
Nei primi anni ’60 in piena Guerra Fredda la CIA addestrò per davvero dei gatti perché spiassero i diplomatici sovietici presenti sul territorio nazionale. Il nome in codice del progetto era: Acoustic Kitty.
Perché usare un gatto? Semplice, negli Stati Uniti nelle zone residenziali si estendono ville e abitazioni con giardino per la maggior parte prive di cancelli e recinzioni, nonostante la proprietà privata sia qualcosa di sacro ed inviolabile per gli americani, i gatti, famosi per la loro curiosità godono di grande libertà a tal punto da potersi avventurare in ogni cortile o giardino senza rischiare di essere arrestati.
Il progetto “Cat Bond “consisteva proprio nell’usare un gatto sfruttando la sua predilezione per davanzali, panchine e pattumiere con l’intento di registrare suoni e voci intercettati dagli 007 in ascolto. Nel quartier generale della CIA a Langley si convinsero presto che, una volta addestrati, i gatti sarebbero andati proprio dove avvenivano le conversazioni da captare.
007 CatBond
Fu così che la CIA reclutò un veterinario che impiantò un piccolo trasmettitore radio sul retro del collo del gatto, un microfono nel condotto uditivo e un filo quasi invisibile sulla pelliccia che collegava i due dispositivi.
Segui ovviamente un addestramento speciale per i Gatti spia, in modo da insegnare quali suoni specifici avrebbero dovuto ricercare. Ma se bene l’idea di base avesse del potenziale, la CIA dovette ben presto fare i conti con i primi problemi. Alcuni di tipo tecnologico: le batterie dei dispositivi dovevano essere piccolissime per essere inserite nei gatti che sono appunto degli animali di piccola taglia, il che poneva fin da subito il problema della durata limitata di tali batterie.
Altra questione molto più importante: i gatti sono dei mangioni, sono attratti dal cibo e dai buoni profumi, e gli addestratori capirono ben presto che questo avrebbe compromesso ogni missione.
il gatto avrebbe smesso di “lavorare” non appena avrebbe fiutato qualcosa di appetibile
Nonostante queste complicazioni, la CIA decise di testare ugualmente il Gatto spione. La prima missione di Acoustic Kitty consisteva nell’ascoltare due uomini in un parco nei pressi dell’Ambasciata Sovietica a Washington. La missione fu un fallimento, il Gatto non appena liberato, ignorò completamente gli ordini allontanandosi dalla zona X. Inutile aggiungere altro se non i costi folli di questa operazione che è diventata di dominio pubblico nel 2001; la CIA spese la bellezza di 20 milioni di dollari per creare i gatti 007.
Perché i gatti saranno anche spioni e ascoltatori di conversazioni, ma al suono delle crocchette che cadono nella ciotola non sanno resistere.
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la leggenda del ponte arcobaleno è la storia più conosciuta e più condivisa sui social.
Questo perché riguarda l’amore verso il proprio animale domestico.
Chiunque accolga un animale in casa, anche se si tratta della sua prima adozione, mette in conto che prima o poi dovrà dirgli addio. La sofferenza è enorme e spesso non può essere capita da chi non ha mai avuto la fortuna di amare un cane, o un gatto, o un coniglio, o un cavallo, o qualsiasi altro animale. La Leggenda che riporto, si dice venga tramandata dagli Indiani d’America. Dedicata a ogni animale che ha amato gli esseri umani e a ogni persona che ha sofferto e che soffre per la morte di un animale.
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Nativo Americano, circondato dagli animali
Quando un animale che è stato particolarmente vicino a qualcuno muore, si dice che vada sul Ponte dell’Arcobaleno.
Al di là del ponte ci sono prati e colline, cosicché essi possono correre e giocare insieme felici e spensierati con cibo ed acqua in abbondanza. Tutti gli animali che erano malati o vecchi riprendono salute e vigore, così come quelli a cui è stato fatto del male o che si sono feriti una volta superato il ponte si sono rimessi in sesto.
Gli animali sono sereni e contenti, eccetto che per una piccola cosa: coloro che hanno lasciato sulla terra un umano amato non sono completamente felici.
Aspettano, puntando sovente lo sguarda verso il ponte dell’arcobaleno.
In attesa che il loro umano un giorno si presenti sul ponte, e possano finalmente ricongiungersi camminando insieme per l’eternità.
Molteplici leggende e storie circondano i gatti, animale che accompagna l’uomo da migliaia di anni.
Tra le credenze più diffuse vi è quella che riguarda il Gatto nero e la sua triste nomea che lo descrive come portatore di sventure.
Va precisato che in realtà questa reputazione negativa trova dimora in paesi quali gli Stati Uniti, Spagna e Italia, mentre in altri come la Scozia, il Giappone e l’Inghilterra, il gatto nero è simbolo di fortuna e prosperità e se accolto in casa dona protezione alla famiglia, un amuleto in grado di tenere lontani spettri e demoni.
Ma come e quando il gatto nero si è guadagnato la fama di portatore di sfortuna?
Sguardo magnetico di un gatto nero
Il Gatto delle Streghe.
Il perché va ricercato nelle superstizioni che sono nate a partire dal Medioevo, è proprio da lì, che ha preso vita questa assurda diceria. All’epoca poteva capitare che nelle strade buie e poco illuminate, nei borghi o nei sentieri fuori dalle mura, ci si imbattesse in qualche gatto, il pelo nero lo rendeva quasi invisibile e le uniche cose che si riusciva a scorgere erano i piccoli occhi gialli con pupille a fessura. Questi occhi che spiccavano dalla penombra incutevano timore nell’uomo.
Allo stesso modo il loro muoversi furtivo e il loro improvviso attraversamento, spaventava i cavalli che imbizzarriti creavano scompiglio, da qui la leggenda che i gatti neri fossero controllati direttamente dal demonio e inviati sulle strade per recare danno.
In generale, per tutto il Medioevo, il gatto nero venne considerato come amico del diavolo e diversi Papi si macchiarono dell’uccisione di centinaia di felini che venivano bruciati vivi durante le feste popolari o giustiziati insieme alle streghe nelle esecuzioni. Il fervore cristiano arrivava a superare il buonsenso, perseguitando il culto pagano che veniva associato ad ogni situazione bizzarra o inspiegabile.
La caccia alle streghe portò sulla forca centinaia di donne accusate di stregoneria solo perché associate ai Gatti Neri. Accudire e dar da mangiare a dei gatti con il manto nero bastava per condannarle come serve del diavolo e bruciarle vive nelle piazze insieme ai gatti.
Gli unici gatti Neri che potevano salvarsi erano quelli che portavano la Macchia della Madonna: un ciuffetto di peli bianchi sotto la gola. Quello era il segno che un gatto maledetto, fosse stato toccato dalla Madonna e quindi purificato.
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Gatto bianco e nero
Tra i tanti miti legati alla figura del Gatto Nero vi è una leggenda che mostra come in realtà la vera sfortuna sia data dall’ignoranza delle persone.
Il Mito Del Gatto Nero
correva l anno mille e nel cuore dell’Europa vi era una città letteralmente divisa in 2 da un fiume.
il corso d’acqua, impediva gli spostamenti e limitava il commercio.
gli abitanti del posto per ben tre volte provarono a costruirne uno, ma ogni sforzo risultava vano, perché il ponte puntualmente crollava.
e fu così che un giorno davanti agli occhi sconfortati del capo Mastro apparve il diavolo.
Il demonio divertito dai ripetuti fallimenti, offrì all’uomo un patto.
si propose di costruire egli stesso un ponte che non sarebbe MAI crollato,
ma in cambio preteso l’anima del primo che lo avrebbe attraversato. L’uomo Accettò.
Il diavolo all’imbrunire iniziò a edificarlo, Per non avere occhi curiosi ad osservarlo, scatenò un terribile temporale, come mai si era visto in paese,
che costrinse anche i più coraggiosi a rimanere in casa al sicuro. Il capo mastro pieno di rimorso, nonostante il diluvio, andò a confessarsi da un prete, e fu proprio quest’ultimo ad escogitare un piano.
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Ponte del Diavolo in Germania
l’indomani il Ponte era costruito e i gli abitanti stupiti si erano avvicinati alla struttura.
Ma prima che qualcuno potesse attraversarlo, Il prete mise in pratica il suo piano, per salvare l’anima di un uomo avrebbe sacrificato quella di un gatto. tirò fuori da un sacco di pezza un gatto bianco.
lo poggiò a terra ma il gatto rimase immobile, e non sembrava propenso ad attraversarlo così il prete prese la boccetta e verso sul suo pelo tutta l’acqua benedetta che aveva.
Il gatto spaventato inizio ad attraversare il ponte a tutta velocità, aveva da poco superato la metà quando dal nulla divamparono le fiamme.
Il diavolo apparve.. e dopo essersi accorto della beffa, tentò ugualmente di prendere l’anima dell’animale, ma grazie alla protezione dell’acqua santa gli fu impossibile.
Tuttavia ai suoi occhi il gatto era complice dell’uomo e non poteva restare impunito.
Scagliò sull’animale una nuvola di cenere nera, nera come l’oscurità
per diversi minuti fu impossibile per i presenti guardare, ma quando la nube si dissolse, tutti poterono vedere che il Gatto era diventato nero.
Gatto nero sull’albero
Il gatto aveva salvato l’anima dell’uomo e ne aveva pagato il prezzo, tuttavia non fu il diavolo a macchiare il suo nome,
ma l’uomo che da quel giorno lo accuso ingiustamente di essere maledetto. una superstizione che ancora oggi si porta dietro
Se questa leggenda ti è piaciuta e vuoi approfondirla trovi il video qui sotto.
Nell’antico Egitto, tra le divinità più amate vi era Bastet la dea Gatto.
Per più di diecimila anni gli Egizi hanno venerato i gatti non vi era casa nel regno che non ne ospitasse almeno uno.
Essi ricoprivano un ruolo importante, tenevano lontani ratti, scorpioni e i tanto temuti serpenti. Inoltre Gli egizi adoravano la loro compagnia. Comunemente chiamati Mau, parola onomatopeica che ricorda il miagolio.
Tra le tante storie che riguardano l’antico Egitto e le sue divinità, non poteva certo mancare la leggenda di Bastet la Dea Gatto.
Nell’antico Egitto, tra le divinità più amate vi era Bastet la dea Gatto docile e mansueta, al contrario sua sorella Sekhmet la dea leonessa era indomabile e distruttiva.
Le 2 divinità erano legate 2 facce della stessa medaglia.
Una leggenda narra che Ra, il dio sole e padre degli dei, deluso dal comportamento dell’umanità,
decise di punire il suo popolo inviando sulla terra sua figlia Sekhmet.
Leonessa nella savana
La Dea nella sua forma Animale iniziò a fare strage di tutto ciò che le si parava davanti, uomini, donne, bambini la sua ira era implacabile.
Il dio Ra, capì presto di aver fatto un errore e cercò invano di richiamare la dea.
Ma non venne ascoltato, e fu così che Attraverso uno stratagemma: fece preparare della birra rossa, rossa come il sangueche la Leonessa tanto bramava.
Una volta preparato l’infuso venne sparso sui terreni adiacenti al nilo.
Sekhmet non seppe resistere e casco nella trappola.
Gatto nel deserte, in Egitto.
Bevve fino a ubriacarsi a tal punto da cadere addormentata. Il sonno calmò la collera della dea, che al suo risveglio assunse la forma di Bastet e smise di infierire contro il genere umano.
Quando il Gatto apparve sulle sponde del Nilo venne subito accolto nelle case degli Egizi che grati innalzarono templi e santuari in onore della Dea .
Sul delta del nilo venne eretta la città Di “BUBASTIS” città consacrata ai gatti e meta di molti pellegrinaggi, secondo erodoto noto storico greco il tempio dedicato alla dea Bastet era il più bello di tutto l’Egitto. Ed proprio in questa città che venne scoperta una necropoli di gatti, centinaia, migliaia di tombe e mummie. gli egizi credevano nel culto dei morti ed erano convinti che la vita continuasse dopo la morte per questo mummificavano i corpi per tenerli intatti nel tempo. Il ritrovamento di cosi tante mummie di gatti, sottolinea ancora una volta quanto fossero importanti per gli egizi, a tal punto da volerli al loro fianco anche nell’aldilà.
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Se un gatto moriva, la sua morte era ragione di grande cordoglio nella casa: i familiari si rasavano le sopracciglia in segno di lutto.
Il piccolo corpo veniva imbalsamato e solitamente trasportato a Bubaste, città consacrata ai gatti e meta di pellegrinaggi durante le feste celebrate in loro onore.
Alla fine del secolo scorso sono state trovate in diverse località come “BUBASTIS” e Teben Beni-Hassn, necropoli di gatti con centinaia di migliaia di piccole mummie.
Alcune di queste erano avvolte in bende colorate, sulle quali era stato accuratamente disegnato il muso, completo di occhi, naso e baffi.
Dai dipinti e dalle sculture, ma ancora più le mummie ritrovate, si nota chiaramente che già esistevano due tipi di gatto: uno dalle orecchie piccole e muso arrotondato, l’altro con orecchie più lunghe e e muso allungato.
La dualità espressa nel rapporto tra le due dee sorelle è protesa verso la ricerca di un equilibrio tra le due forze, una tensione tra due temperamenti che sono il segreto ed il fascino della natura dei gatti, del mistero che condividono con le donne e che li rende esseri affini.
“Non puoi accarezzare Bastet prima di aver affrontato Sekhmet”
Forse vi starete chiedendo che cosa significhi questo Titolo; non è certo un segreto che gli Antichi Egizi adorassero il gatto ritenendolo animale sacro e divino. L’amore che questo popolo provava verso i Gatti è risaputo da tutti: oggi come all’epoca.
Una leggenda racconta che L’esercito Persiano, comandato da Cambise, assediò la cittadina di Pelusio, trovando la resistenza dell’esercito egizio.
Non riuscendo a sconfiggere la guardia egiziana molto abile in guerra, Il condottiero Persiano che era a conoscenza dell’amore che il popolo egizio provava verso i gatti, decise di far catturare dal suo esercito quanti più gatti vivi possibili. Dopo tre giorni l’armata persiana sferrò un nuovo attacco utilizzando i gatti come scudo. Gli Egizi pur di non ferire i gatti nella lotta, decisero di arrendersi, consegnando la città al nemico. Cambise una volta ottenuta la vittoria, liberò i gatti e li lasciò vivere.
L’armata di Cambise.
Il gatto era sacro al Sole e a Osiride mentre la gatta alla Luna e a Iside. Gli Egizi veneravano Bastet, una divinità con corpo di donna e testa di gatta. Bastet era figlia di Iside e sorella di Horus. Era una dea molto potente simbolo della vita, della fecondità e della maturità.
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Vi era una città nel Basso Egitto, dove sorgeva il tempio costruito in onore di Bastet. In questo palazzo di pietra i gatti vagavano liberamente e i fedeli li osservavano e studiavano il loro comportamento per trarne consigli e presagi della dea.
Il popolo egizio credeva molto nella vita dopo la morte e secondo le usanze dell’epoca ai gatti veniva affidato il compito di condurre gli uomini nell’aldilà, un compito importante che avrebbero affidato solo ad animali sacri.
Il culto di Bastet era molto diffuso in diverse regioni egiziane e nel corso dei secoli sempre più popolare e potente. L’uccisione di un gatto era punita più severamente di quella di qualsiasi altro animale anche se si trattava di un incidente. Anche quando il gatto moriva di morte naturale, le persone della casa si disperavano e rispettavano il lutto come se fosse morto un membro della famiglia. Alla loro morte venivano imbalsamati e sepolti con ogni onore.
Nei dintorni di Tebe e Menfi sono stati trovati cimiteri contenenti duecentomila mummie circa di gatti.
Gatti mummificati dopo la loro morte
Nel Libro dei Morti egizio si affermava che il gatto possedesse nove anime e godesse di nove vite successive.
Se vuoi conoscere un’altra leggenda sui Gatti nell’antico Egitto guarda questo video
In India, una leggenda racconta di come tanto tempo fa le tigri, i felini più grandi della terra, ed i gatti, vivessero insieme. Il gatto era molto abile, un rapido cacciatore veloce e furtivo in grado di arrampicarsi anche sugli alberi; al contrario la tigre era ritenuta goffa e poco astuta, all’intelligenza sopperiva la forza bruta. Grazie anche a queste sostanziali differenze Tigri e Gatti vivevano in armonia, cacciando insieme, dividendosi le prede senza mai intralciarsi. Fino a quando in una sera d’estate le tigri si spinsero ai confini della giungla arrivando nei pressi di una piccola casetta, questa abitazione isolata e lontana dai villaggi degli uomini era abitata da un anziano.
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L’uomo aveva acceso un focolare fuori dalla sua casa e stava cuocendo della carne sul fuoco. Il profumo della carne attirò a tal punto le tigri da farle uscire allo scoperto, l’uomo accortosi di loro, lesto si rifugiò in casa lasciando cadere della carne sul terreno. Le tigri si avvicinarono lentamente a quel pezzo di carne, mantenendo le distanze da quella strana magia rossa e gialla che aveva acceso l’uomo.
Una volta preso quel boccone se la diedero a gambe rifugiandosi nella foresta. Le tigri si divisero la carne e rimasero incredibilmente colpite dal gusto che il fuoco le aveva dato. Fu così che le tigri, desiderose di mangiare altra carne cotta, domandarono al gatto di andare a cercare il fuoco al villaggio.
Il gatto obbedì e si recò al villaggio. Senza farsi notare s’intrufolo nel paese riuscendo a far proprio un pezzetto di legno carbonizzato e ancora fumante. Era sulla via del ritorno quando qualcosa attirò la sua attenzione, sul davanzale di una abitazione vi era una tazza contenente del latte di mucca. Il gatto non seppe resistere si avvicinò e leccò tutto il latte.
Quando tornò nella giungla con il tizzone, le tigri affamate avevano ormai mangiato la preda cruda. Infuriate si misero ad inseguire il gatto che scappò al villaggio, dove si fermò protetto dagli uomini.
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